Dislessia, come può condizionare la scelta della scuola superiore?

Dislessia, come può condizionare la scelta della scuola superiore?

Oggi proverò a rispondere alla domanda di @flora.fontana1.

Inizio con dire che può avere molta influenza, sia su noi stessi che su chi ci è intorno. Perchè?

Se alle medie si fa fatica, si è più lenti, non si sono ancora apprese tutte le strategie per compensare le difficoltà e quindi si fanno ancora molti errori, si ha magari anche bisogno di un aiuto, di qualcuno che ti segue e hai insegnanti impreparati… Beh ecco che ti consigliano una scuola superiore di tipo professionale, non pensando, che magari crescendo puoi imparare a fare anche quelle cose che in questo momento non riesci, come pensare a qual’è il suo sogno? C’è una strada che lo possa fare realizzare?

Spesso mi è stato raccontato di essere stati costretti a perdere le speranze di poter realizzare un sogno perché visti come “incapaci” da insegnanti, che a loro volta magari si confrontano con i genitori, i quali si fidano (che è normale) e venire indirizzati tutti in un’altra strada perché considerati “non capaci”, “hai difficoltà come puoi pensare di voler fare un liceo?”.

Anche a me alle medie avevano detto che non sarei probabilmente riuscita ad andare oltre alla seconda superiore, questo sia dagli docenti che da chi mi ha fatto la diagnosi… Probabilmente vedendo quanta fatica facevo, non lo so… Anche perché non hanno provato ad aiutarmi, lo sai, mi sono trovata le strategie da sola… Ai tempi delle medie ammetto che leggevo davvero male, ma stavo iniziando a trovare come fare, perché subito etichettarmi come “non ci riuscirai mai”?

Questo non mi ha fatto arrendere, io sapevo esattamente quale era il percorso che volevo fare, cosa volevo diventare da grande, l’ho sempre saputo, fin da quando ero piccolina e di certo non mi sarei fermata per dare retta a chi non credeva in me, volevo provarci, se poi andava male pazienza, ma almeno potevo dire di averci provato!

Sono stata molto fortunata perché i miei genitori mi hanno ascoltata e mi hanno concesso di scegliere a me cosa volevo fare, quale scuola, essendo dell’idea che “il futuro è tuo, si lavora per tantissimi anni ed è giusto che fai qualcosa che ti piaccia”.

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