“Come si scrive?!”

“Come si scrive?!”

Oggi voglio raccontarti di un insegnante di sostegno che, pur non essendo mia docente e io continuassi a dire che non avevo bisogno di aiuto, continuava a insistere e come si suol dire “mettere il dito nella piaga”.

Perchè te lo racconto? Beh.. perchè spero di far nascere un pensiero a riguardo…

Alle superiori dalla 3 in poi ho avuto un’insegnante di diritto che dettava tutto il tempo, dettava veloce, tante parole in una volta, lasciando poco tempo per scrivere tutto. Spesso anche i normolettori restavano indietro.

Ecco che allora, io scrivevo ciò che sentivo, più veloce possibile, non concentrandomi sul “come si scrive” se con doppie, se con l’h oppure no, tanto sapevo che era la brutta coppia, l’importante era riuscire a scrivere tutto gli errori gli avrei poi corretti a casa in un’altro momento e con tranquillità. Era per me anche un modo per mettermi in gioco, un modo in cui, quando andavo a trascrivere vedevo i miei errori e li memorizzavo.

E fin qui mi dirai, eh e cosa c’è di male? Fin qui nulla.. O meglio si, di male c’è che chi ha un DSA è dispensato dalla scrittura sotto dettatura ma dettagli..

Il problema inizia quando, l’insegnante di sostegno di due miei compagni (con altre diagnosi, perchè come sai chi ha un DSA non ha diritto ad avere l’insegnante di sostegno) inizia a immischiarsi nelle mie cose.

Inizia a prendermi i fogli, a fare come un avvoltoio, starmi alle spalle e controllare tutto ciò che scrivo, mettendo la sua mano sul mio foglio e con tono arrabbiato dirmi “come si scrive?” oppure “stai attenta” e pretendendo che correggessi al momento gli errori, facendomi così perdere il filo, iniziando a dover saltare righe su righe perchè ovviamente l’altro docente (il docente di materia) continuava la sua lezione, facendo sì che se prima saltavo una parola ogni 100 ora era una parola ogni 10…

Provocandomi così frustrazione… Poi non contenta ha iniziato a evidenziarmi gli errori in rosso, pretendendo che li correggessi al momento… Dicendomi che dovevo stare più attenta a cosa scrivevo e come si scrivono le parole… Ma… sinceramente a me in quel momento non interessava, per me era già difficile riuscire a stare dietro alla velocità con cui l’insegnante dettava, ricordare tutte le parole che diceva (dettava anche due frasi alla volta), sapevo che gli errori gli avrei corretti dopo, perchè non lasciarmi allora tranquilla? E sopratutto, se sai che ho un DSA, dove è certificato che ho la disortografia, perchè arrabbiarsi tanto se faccio errori?

Credimi se ti dico che, ogni volta che sapevo che arrivava l’ora di compresenza, per me era una tortura, un’ansia e malessere generale, la mia autostima finiva sempre più sotto i piedi e mi sentivo sempre più sbagliata e diversa…

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