Il bullismo – prima parte:

Il bullismo – prima parte:

Fin dalle elementari ho sofferto di bullismo.

Prima per il colore dei capelli rossi, che mi chiamavano Pippi Calzelunghe ed era motivo di critiche.

Poi per le difficoltà legate alla dislessia, disortografia e discalculia. Avevo difficoltà nella lettura, leggevo davvero male, ero lenta e facevo errori.
Le insegnanti mi riprendevano e sgridavano, i compagni ridevano.
Per gli errori di scrittura uguale, mi mangiavo le doppie, invertito le lettere, le confondevo, avevo difficoltà nel copiare dalla lavagna al foglio ed ero lenta. Tutti motivi per cui le insegnanti mi riprendevano, mi sgridavano e poi… Poi diventava un’altra idea per i miei compagni di giudicarmi e criticarmi. Stessa cosa per la matematica….

Mi vedevano come diversa, come aliena, come qualcuno da dover per forza giudicare e criticare.

È poi arrivata l’acne, altro motivo di derisione e alienazione.

Ecco che allora in classe c’erano sempre critiche di sottofondo, prese in giro… E a pausa? A pausa nessuno voleva giocare con me, o da più grande stare con me, dicevano che ero malata, che avevo una malattia rara e contagiosa (la dislessia).

Dalle medie e poi alle superiori, oltre che l’aspetto psicologico si era aggiunto anche l’aspetto fisico, c’erano dei compagni che mi facevano male fisicamente, non chi sa cosa, rispetto a tante altre storie di bullismo che mi sono state raccontate ma… Vi assicuro che non erano il massimo le righellate sul polso, le “frustrate” con le corde in palestra, essere tirata e fatta cadere nei corridoi e sulle scale…. .

Alle superiori si era poi aggiunto anche il cyberbullismo. Frasi, critiche, cose personali che venivano postate dai miei compagni con obiettivo di criticare, giudicare…

C’erano poi compagni che si fingevano amici, migliori amici e poi… Poi quando avevano informazioni su di me, andavano a spiferarle a tutti… Rendendomi così ridicola agli occhi degli altri.

Ogni assemblea di classe era per me un incubo, il momento dove ricevevo più insulti, dal tronde non c’erano adulti… Era come essere una preda in una gabbia di leoni…

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